Ringraziamo la redazione de Il Giornale che ha dedicato spazio alla fototerapia. Si può leggere l’articolo qui sotto oppure sul loro sito web
Compaiono in silenzio, quasi sempre le si vedono a primavera, quando i primi raggi di sole colorano la pelle e alcune zone restano «bianche»: più la pelle si scurisce e più si vedono, la discromia le evidenzia.

Sovente scambiate come funghi, solo quando il dermatologo la diagnostica precisamente, il soggetto colpito incontra la vitiligine, e si informa su cosa sia: magari è già trascorso un po’ di tempo, forse anche un altro anno, in cui si è notato il più o meno rapido diffondersi delle macchie, sia allargandosi quelle già presenti, sia con la loro comparsa in altre zone. Sul viso, accanto alla bocca e intorno agli occhi, poi sul collo, il petto, più sovente mani, piedi, genitali. Sono i melanociti, le cellule che secernono la melanina, che smettono di fare il loro lavoro, pare a causa di un’iperattività immunitaria su una base genetica predisposta. La vitiligine colpisce mediamente l’1% della popolazione, ma non è ritenuta malattia dal Sistema sanitario nazionale: dunque tutte le spese per curarla sono a carico. Non esistono farmaci specifici, qualcuno si affida ai corticosteroidi topici, almeno in fase iniziale, poi agli integratori vitaminici che agiscono sulla melanina, ma i melanociti inattivi rispondono solo allo stimolo del sole, e in particolare alla radiazione ultravioletta.
Da diversi anni ormai esiste una particolare forma di fototerapia che impiega le radiazioni comprese nel campo dell’Uvb, e precisamente la banda che va dai 311 ai 313 nanometri, la cosiddetta «banda stretta»: prima reperibile solo in pochi centri privati e pubblici, ora piuttosto diffusa. Il protocollo terapeutico più adatto richiede esposizioni frequenti, con dosaggi variabili a seconda del fototipo (pelle più o meno reattiva ai raggi solari): stimola i melanociti inattivi a riprendere la loro attività, e insieme riduce quegli eccessi di risposta immunitaria che ne hanno causato la loro inattività.
Alberto Garro è il responsabile dei Centri Ederma (www.ederma.net) , azienda specializzata nella produzione di attrezzature per fototerapia e che dispone di diversi centri di trattamento: «Frequenza di 3 sedute a settimana e costanza nel programmare periodi di trattamento di alcuni mesi sono essenziali per ottenere buoni risultati, prima mediante il blocco della fase attiva della Vitiligine, e poi per riconquistare la ripigmentazione». Da qualche anno è disponibile anche come terapia domiciliare, mediante attrezzature che permettono esposizioni sia parziali che a corpo intero. «La fototerapia domiciliare – spiega Garro – permette a tutti di trattare la vitiligine (come la psoriasi e altre patologie, ndr ) anche nel comfort della propria abitazione e con costi decisamente abbordabili, qualora l’utente non sia comodo a recarsi nei Centri di trattamento: sia l’acquisto, anche rateizzabile, o ancor più il noleggio, consentono trattamenti di qualità in tutta sicurezza, con la possibilità di essere seguiti periodicamente dal proprio dermatologo o dalla nostra rete di esperti. Ederma sta studiando varie altre applicazioni della luce in campo medico, sia in campo ortopedico per favorire la calcificazione ossea, lo stimolo della vitamina D e il collagene, sia in campo psichiatrico, per la cura delle depressioni, in particolare quelle stagionali, attraverso l’uso di specifiche frequenze».
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