Il sistema immunitario è una precisa macchina per la difesa dell’organismo da agenti patogeni. In particolare è composto da tre tipi cellulari derivanti tutti dalla linea mieloide (o bianca) delle cellule sanguigne. In particolar modo il sistema di regolazione del sistema immunitario permette il riconoscimento di organismi estranei al corpo stesso. Nel caso di un trapianto, può verificarsi il fenomeno inverso, ossia l’organo trapiantato, che in questo caso è estraneo al corpo del ricevente, produce dei segnali che attivano le cellule immunitarie in esso contenute contro l’ospite.
La GvHD è una comune complicanza medica in cui si ha reazione immunitaria esercitata dall’organo immunocompetente del donatore nei confronti dei tessuti del ricevente. Tale fenomeno si verifica più sovente in pazienti immunosoppressi, cioè i riceventi di trapianto che sono sottoposti ad un trattamento con farmaci in grado di diminuire la risposta immunitaria al fine di ottenere un migliore attecchimento dell’organo trapiantato.
Esistono una forma acuta e una forma cronica di GvHD in relazione al momento di manifestazione e alle sue caratteristiche cliniche. La prima compare entro i primi 100 giorni dal trapianto ed ha un’incidenza molto variabile, a seconda dei fattori in gioco, che viene complessivamente stimata tra il 30% e l’80%. La seconda compare di solito dopo i primi 100 giorni dal trapianto (mediamente dopo 110-120 giorni). Può far seguito alla GvHD acuta o insorgere ex novo.
Circa il 50% dei pazienti affetti da GvHD acuta presenterà poi i sintomi della GvHD cronica.
Sono coinvolti tre organi: la cute (eruzione cutanea/dermatite), il fegato (epatite/ittero), l’apparato gastrointestinale (dolori addominali/diarrea). Possono essere interessati uno o più organi. La diagnosi di GvHD è clinica e può essere comprovata da biopsie mirate.
Entrambe le forme sono spesso di grado lieve o moderato, ma talvolta grave e mortale. Aumentano molto la suscettibilità del paziente a complicanze infettive.
Nella GvHD è l’organo trapiantato che si ribella ai tessuti dell’organismo che lo ospita: si tratta dunque di una forte risposta immunitaria, eccessiva e mirata a disconoscere la genetica dell’individuo ospite.
Il trattamento di fototerapia UVB a banda stretta riduce questo eccesso di risposta immunitaria e calma rapidamente il sintomo di prurito che costituisce il maggior disturbo percepito: sedute trisettimanali a dosaggi gradualmente crescenti e commisurati al proprio fototipo possono sostituire egregiamente un maggior livello di immunosoppressione farmacologica, che ad oggi costituisce la prima risposta del Medico ma che comporta una maggior tossicità su individui già stressati sotto questo aspetto.